top of page

Scegli  il tuo casco....

Il casco è un copricapo protettivo, realizzato in materiale resistente agli urti e usato sia in ambito sportivo che nel mondo del lavoro, allo scopo di preservare la testa da impatti improvvisi.

Pur derivando chiaramente dall'elmetto, si distingue per essersi tecnicamente evoluto per proteggere la testa dagli effetti dell'impatto di un corpo in velocità contro oggetti generalmente fermi e non viceversa. Da cui il nome "casco" che etimologicamente discende da "cascàre".

 

La prima documentazione relativa all'uso del casco è formata dalle cronache dell'incidente occorso al campione statunitense di ciclismo su pista Harry Elkes.

Fu in quell'occasione che, per la prima volta, si iniziò a discutere sull'opportunità di indossare un casco protettivo nelle gare velocistiche.

 

I primi caschi per piloti di auto e moto furono dei semplici copricapo in cuoio morbido, del tutto simili a quelli utilizzati dai pionieri dell'aviazione.

 

Già dalla fine degli anni dieci cominciarono ad essere utilizzati i primi caschi realizzati in cuoio rigido, sagomati "a scodella", ai quali furono presto aggiunte delle bordature in cuoio, dette creste, con la funzione di attutire maggiormente gli urti.

Tali bordature richiamavano la forma degli elmi in uso ai soldati inglesi nel XVII secolo e per tale motivo il casco prese la denominazione di Cromwell, dal celebre condottiero inglese.

 

La grande frequenza degli incidenti durante le competizioni e le drammatiche conseguenze dovute ai circuiti dell'epoca, spesso collocati sulle strade dei centri cittadini, mantennero alta l'attenzione, verso una maggiore sicurezza dei piloti.

 

Nel 1922, in occasione della 3ª Coppa d'Inverno svoltasi sul circuito di Montichiari e organizzata dall'associazione studentesca torinese "La Goliarda", venne imposto per la prima volta in Italia l'obbligo di uso del casco ai concorrenti durante le prove e la gara, poi vinta da Mario Cavedini su Moto Guzzi.

 

A partire dalla seconda metà degli anni venti si registra una grande evoluzione tecnica dei caschi, soprattutto ad uso motociclistico, che vede l'utilizzo di varie tipologie d'imbottitura, dal sughero, alla polpa di legno, alla tela, oltre all'aggiunta della parte coprinuca integrata al sottogola.

 

Furono proposti anche caschi pneumatici, da gonfiare con pompa per bicicletta, già sperimentati nei primi anni del secolo, ma non ebbero successo.

 

Negli anni trenta e quaranta, sempre mantenendo l'identica foggia, ebbero una limitata diffusione caschi con calotta in lega leggera ottenuta per stampaggio, particolarmente economici, per poi passare alla fibra vulcanizzata, al poliestere e, finalmente, a partire dal 1954, alla fibra di vetro.

 

Con questi materiali verniciabili, nacque la consuetudine di colorare i caschi in modo vistoso, allo scopo di offrire al pubblico la possibilità di identificare più facilmente il concorrente nelle gare motociclistiche.

 

Celeberrima la calotta gialla con l'effigie di Topolino del campione Umberto Masetti o la versione tricolore di Giacomo Agostini.

 

Nel 1950 vennero adottati dall'aviazione militare statunitense degli appositi caschi per i piloti degli aerei da caccia a reazione con protezioni posteriore e laterali allungate, allo scopo di fornire un solido fissaggio per il respiratore.

 

La nuova forma risultava anche maggiormente protettiva e l'idea venne mutuata in campo motociclistico e nel 1955, con la produzione dei primi caschi denominati Jet.

 

L'impiego del casco tipo Jet ebbe, nel primo decennio, scarsa diffusione tra i piloti, particolarmente tra i motociclisti, i quali opposero una decisa resistenza all'utilizzo, in quanto il nuovo casco risultava più pesante e la foggia limitava notevolmente i movimenti della testa.

 

A metà degli anni sessanta quasi tutti i piloti di Formula 1 avevano ormai adottato il casco tipo Jet, mentre nel Motomondiale la maggioranza dei piloti ancora usava il Cromwell.

Tra i più ostinati il campionissimo Agostini che mai utilizzò un Jet in gara, abbandonando il Cromwell solo nel 1971.

 

In Italia, nozioni e legalità del casco sono introdotte nell'articolo 171 del Codice della strada.

 

Esistono diversi tipi di casco:

 

Casco Cromwell:

anche detto "a scodella" o "leggero", rappresenta la tipologia di casco in uso fino agli anni sessanta, poi divenuta desueta a causa della sua scarsa protettività e, per questa ragione, proibita nella maggior parte dei Paesi nei quali l'uso del casco è obbligatorio. In Italia la vendita del casco tipo Cromwell è stata consentita, per il solo uso ciclomotoristico, con omologazione DGM (acronimo di Direzione Generale della Motorizzazione), fino alla pubblicazione del Decreto 28 luglio 2000 del Ministero dei Trasporti e della Navigazione che ne vietò l'omologazione e per l'anno successivo ne vietò la vendita. A partire dal 12 ottobre 2010 viene definitivamente proibito qualsiasi uso di questo casco su mezzi motorizzati.

 

Casco jet e demi-jetjet o Aperto:

rispetto al casco integrale sono sprovvisti della parte più anteriore della mentoniera, quindi hanno una struttura che si allunga e protegge le guance.In caso di urto non offre grande protezione alla mandibola, alla mascella e al naso che sono coperti solo dalla visiera.

Questo tipo di casco nell'etichetta di omologazione riporta indicata la lettera "J"

 

Integrale:

protegge tutta la testa compresa la nuca e presenta una spessa visiera mobile. È la tipologia che offre il più alto grado di protezione ed è generalmente usato dai piloti di auto e moto nelle competizioni  e da chi compie medi-lunghi viaggi.

Questo tipo di casco riporta la dicitura "P" sull'etichetta di omologazione.

 

Modulare, Crossover o Apribile:

i caschi modulari sono caschi integrali con la mentoniera che può essere asportata o ribaltata, per ottenere maggiore comodità e ampliare il campo visivo.

Questi possono essere suddivisi in due tipologie, gli "Apribili", in cui la mentoniera può essere sollevata o ribaltata all'indietro, restando comunque sempre agganciata al casco,

ed i "Crossover", che invece prevedono l'asportazione della mentoniera.

Per questo tipo di caschi non esiste una specifica omologazione: alcuni sono omologati semplicemente come Jet (lettera "J" nell'etichetta di omologazione), alcuni come Integrali (lettera "P"), altri hanno la doppia omologazione (indicata con "J/P").

Occorre prestare attenzione all'omologazione: nel caso sia omologato come integrale non è possibile circolare con la mentoniera aperta.

 

Elettronico:

Il Casco Protettivo Elettronico (CPE) è una misura di Intelligent transportation system (ITS) che mira ad innalzare gli standard di sicurezza del trasporto sulle due ruote.

Il Casco Protettivo Elettronico è un sistema tecnologico di abbinamento tra il veicolo e il casco. Il conducente non può avviare il ciclomotore se il casco non è correttamente indossato ed allacciato. Il casco è quindi dotato di sensori per percepire le correnti elettrostatiche ed elettromagnetiche, emesse dal corpo umano, in modo tale da verificare la corretta posizione del cranio nella calotta interna. Il casco è altrettanto fornito di sensori per intercettare il corretto allacciamento del sottogola. I dati sono quindi comunicati ad una centralina del motoveicolo che impedisce l'avviamento del mezzo in caso di mancato o non conforme utilizzo del casco.

 

 

Come è fatto il tuo casco....

Calotta o calotta esterna:

è la parte esterna del casco, la quale è estremamente resistente, perché oltre a ridistribuire la forza dell'urto su una vasta area del casco, deve rimanere il più possibile integra alla sollecitazione, altrimenti la funzione del casco non solo lo vanifica, ma può aggravare l'urto aumentando l'entità delle lesioni.

 

La calotta può essere realizzata con diversi materiali:

Tecnopolimero (STC)/Polimeri termoplastici; ABS, policarbonato, PVC, oppure con materiali compositi (PFL); più costosi ma più leggeri come il carbonio, il kevlar/fibra aramidica, Dyneema o vetroresina.

 

Imbottitura o calotta interna:

è il sistema ammortizzante del casco, può essere fatto in vari materiali (generalmente polistirolo espanso) i quali hanno il compito di assorbire l'urto in modo graduale e generalmente presentano dei canali d'aerazione.

La parte più interna della calotta viene munita di un rivestimento visibile quando si guarda la parte interna del casco ed ha l'importante funzione di porre uno strato morbido tra la calotta e la testa, rendendo il casco adattabile alla forma del viso.

Il materiale utilizzato per il rivestimento è generalmente tessuto, preferibilmente con trattamento anallergico e con una struttura traspirante, ma può essere utilizzato assieme a gommapiuma o altri materiali espansi per la creazione delle diverse taglie.

 

Sottogola:

esistono diversi tipi di sottogola a seconda del sistema di chiusura:

Fibbia:

questo sistema veniva usato sui primi caschi ed è ora in disuso

 

AFB (Automatic Fit Belt):

si tratta di un sottogola a sgancio rapido (da usare in caso il sistema automatico non funzioni più) munito di avvolgitore automatico, il quale permette tramite un comando di far allungare il sottogola e sfilare il casco, mentre riselezionando il comando il sottogola si riavvolge e si tende, questo sistema è stato sviluppato dalla Sabelt del gruppo Brembo

 

Sgancio rapido o Chiusura rapida (fast-lock o quick release):

sono caratterizzati da un pulsante (posto sulla parte del cinturino più corto) che fatto scorrere, lascia libero l'anello (posto sulla parte del cinturino più lungo) e permette l'apertura, inoltre l'anello è munito di una fibbia per la regolazione della lunghezza.

 

Micrometrico (microlock):

sistema che consente di regolare la lunghezza del cinturino ad ogni utilizzo e un rapido sgancio dello stesso, dove il bloccaggio è garantito da una cinghia di plastica con scanalature e da un fermo, il quale è munito di una bandella per lo sgancio.

 

A doppio anello:

quest'ultima è preferibile poiché si regola ad ogni utilizzo e presenta meno criticità di meccanica e risulta più facile da allacciare e slacciare.

 

Visiera:

Trasparente, questo è il tipo di visiera più utilizzato, che permette una perfetta visione in tutte le condizioni

Oscurata, questa visiera ha la particolarità di non essere perfettamente trasparente e quindi di limitare l'intensità luminosa dei raggi solari,

A specchio, questa visiera ha gli stessi vantaggi delle visiere oscurate, in più alcuni modelli possono evitare che il volto del guidatore possa essere visto in tutte le condizioni, mentre altre hanno l'effetto specchio solo in condizioni di forte luce esterna.

 

Visiera o inserto interno sono delle visiere molto sottili che si applicano internamente alla visiera principale agganciandosi tramite Pinlock o soluzioni adesive, queste visiere possono assumere diverse funzioni a seconda del tipo

Antiappannamento (anti-fog) alcune di queste visiere creano una camera d'aria con la visiera principale ed in ogni caso evitano che l'umidità del respiro si condensi sulla visiera

Fotosensibile (light sensitive) sistema che permette di bloccare/ridurre l'eccessiva intensità della luce, evitando l'abbagliamentoFotocromatica (Photochromism) in questo caso l'inserto assumerà una colorazione più scura all'aumentare dell'intensità luminosa

Seconda visiera, si tratta di una seconda visiera del tipo oscurata, posta internamente e che viene governata dal guidatore, in modo che venga usata solo in determinate condizioni.

 

Alzavisiera,

sono delle piccole leve, poste al fianco della visiera, che permettono un'apertura ridotta della visiera, in modo da favorire l'aerazione.

Chiudivisiera,

sono elementi posti centralmente e in basso alla visiera, usati nelle competizioni, per evitare l'apertura accidentale della visiera, altrimenti sono presenti in una forma più semplice nel sistema di aggancio della visiera.

 

Paranaso

sistema posizionato nella parte alta della mentoniera, che copre il naso ed evita che la normale respirazione vada a causare l'appannamento della visiera.

Paravento

sistema che protegge la parte inferiore del casco fino al mento, posizionato nella parte bassa della mentoniera, serve a ridurre l'infiltrazione d'aria nel casco ed evitare il rumore ivi causato.

 

I caschi per uso fuoristrada non sempre hanno la visiera, come nei modelli da cross, mentre queste ricompaiono risagomate nei modelli da enduro, in questi casi si utilizza:

Mascherina o occhialini nel caso il casco non abbia una visiera, esattamente come nei modelli da cross, si utilizzano delle mascherine, che ne sostituiscono la funzione/protezione.

Parasole, nei caschi da cross questo parasole è molto marcato, tale componente è comunemente definito visiera e viene usata principalmente per proteggere la mascherina dal fango o dai sassi sollevati dalle altre moto, inclinando la testa, piuttosto che per evitare che i raggi solari giungano in modo diretto agli occhi del pilota

 Omologazione:

Il casco, di qualunque tipo sia, deve essere omologato dal Ministero dei Trasporti o tramite la specifica ECE/ONU 22-05 (europea, a partire dal 1986) o la specifica DOT TP-218-07 (americana) o l'omologazione senza valore legale della Snell o l'omologazione nazionale, come quella dell'Australiana (AU) o del Giappone (JIS T) e l'etichetta di omologazione che vi è applicata deve comprendere diversi numeri e sigle; nello specifico per l'omologazione europea si hanno:Numero distintivo dello Stato di immatricolazione (ad esempio "E3") all'interno di un cerchioNumero di omologazione (ad esempio "052216"), dove i primi due indicano la versione della direttiva d'omologazione, mentre i seguenti indicano l'omologazione specifica del cascoSigla di protezione della mentoniera (/J caso privo di mentoniera; /NP caschi con mentoniera non protettiva; /P caschi con mentoniera protettiva)Numero di produzione (ad esempio "037628") 

bottom of page